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Campioni blucerchiati italiani
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Homer

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MessaggioInviato: Sab Mag 24, 2008 10:24 am    Oggetto:  Campioni blucerchiati italiani
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Adriano Bassetto

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Mezz'ala 1946-1953

(Vicenza, 8 settembre 1925 – Genova, 12 ottobre 1999) è stato un calciatore italiano nel ruolo di mezz'ala. Nonostante non abbia mai giocato in squadre di vertice è stato una delle mezzali più profiliche del campionato di calcio italiano, riuscendo a stare fra i migliori cannonieri per oltre dieci stagioni consecutive. Nonostante ciò non ha mai avuto molta fortuna con la nazionale.

Dopo gli esordi con delle squadre minori, ha fatto il suo esordio con il Vicenza nel campionato di guerra del 1944. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, seppur molto giovane, si mise in luce con i biancorossi che guidò alla salvezza.

Nel 1946 passò alla Sampdoria ove rimase per ben 7 stagioni, arrivando in due occasioni a oltre 20 reti stagionali. Esordì in blucerchiato il 22 settembre nella gara persa 3-1 contro la A.S. Roma e al 55° fu l'autore del primo gol ufficiale della Sampdoria.

Lasciò Genova nel 1953 dopo 196 partite e 92 reti per passare all'Atalanta. A Bergamo disputò ancora quattro stagioni ai vertici, arrivando alla soglia delle 150 reti in Serie A. Il 5 dicembre 1954 esordì anche in nazionale nella partita vinta 2-0 contro l'Argentina.

Nel 1957 tornò al Vicenza dopo 125 gare con l'Atalanta con 56 reti, tuttavia non riuscì a giocare più di 8 partite segnando un'unica rete che portò il suo bottino in massima serie a 329 gare e 149 reti (a cui vanno a sommarsi le 26 gare e i 9 gol del 1945-46).

Nel 1958 andò a giocare in Serie C alla Lucchese con cui giocò 4 campionati, l'ultimo dei quali in Serie B in virtù della promozione conquistata l'anno precedente. A Lucca giocò in totale 100 partite segnando 28 reti. Chiuse la carriera al Cesena nel 1963 a 38 anni dopo aver giocato solo 2 gare di Serie C con i bianconeri.

Attualmente con i suoi 149 gol in massima serie è il diciannovesimo giocatore della Serie A per numero di gol e per molti anni è stata la mezzala più prolifica.

Squadre professionistiche
1945/1946 Vicenza * 26 (9 gol)
1946/1953 Sampdoria A 196 (92 gol)
1953/1957 Atalanta A 125 (56 gol)
1957/1958 Lanerossi Vicenza A 8 (1 gol)
1958/1961 Lucchese C 83 (25 gol)
1961/1962 Lucchese B 17 (3 gol)
1962/1963 Cesena C 2 (0 gol)

Totale Serie A 329 (149 gol)

Nazionale
1954 Italia 3 (0 gol)


Ultima modifica di Homer il Ven Apr 03, 2009 9:03 am, modificato 2 volte in totale
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MessaggioInviato: Sab Mag 24, 2008 10:24 am    Oggetto: Adv






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MessaggioInviato: Sab Mag 24, 2008 10:28 am    Oggetto:  
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Giuseppe "Pinella" Baldini

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Attaccante 1946-1949

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(Russi, 11 marzo 1922) è un ex calciatore e allenatore di calcio italiano che ha giocato nel ruolo di attaccante. È noto soprattutto per aver fatto parte, nella Sampdoria degli anni '40, dell' "attacco atomico", il nome dato al tandem offensivo che Baldini formò con il compagno Adriano Bassetto.


Nel 1939, dopo due anni trascorsi nel Pontedera, fu acquistato dalla Fiorentina, con la quale fece il suo esordio in Serie A all'età di 17 anni; proprio con i viola vinse l'unico trofeo della sua carriera, la Coppa Italia, ottenuta grazie al successo per 1-0 contro il Genoa. Nonostante la guerra, i campionati di calcio proseguirono, e Baldini continuò a giocare nella squadra viola, finché, nel 1942, passò all'Ambrosiana, dove militò per due sole stagioni. Poi, Baldini perse un anno di carriera nella stagione 1944/1945, visto che il campionato di calcio non venne disputato a causa della tragica situazione vissuta dall'Italia nell'ultimo anno di guerra.

Al termine del conflitto, iniziarono nuovamente le attività sportive, e Baldini fu ingaggiato, nel 1946, dall'Andrea Doria che, l'anno successivo, si fuse con la Sampierdarenese, dando vita alla Sampdoria. Fu proprio con la neonata società blucerchiata che Baldini raggiunse l'apice della sua carriera da calciatore, contribuendo ai buoni risultati della Samp alla fine degli anni '40.

Nelle prime due stagioni, 1946/1947 e 1947/1948, Baldini s'impose come uno dei principali talenti della squadra genovese, diventando, insieme al compagno Bassetto, l'artefice del 10° e del 14° dei primi due anni. Ma è nella stagione 1948/1949 che Baldini raggiunse il successo, portando la Sampdoria, con le sue 13 realizzazioni (senza dimenticare le 18 di Bassetto), al quinto posto finale, un risultato inaspettato che portò la giovanissima società genovese alla ribalta nazionale. Al tandem offensivo che Baldini formò con Bassetto fu dato il nome di "attacco atomico", il cui successo è stato superato, nell'ambito della società blucerchiata, solo dai "gemelli del gol" Vialli e Mancini.

Le sue ottime prestazioni valsero la prima convocazione in Nazionale, nella quale esordì, da titolare, il 27 febbraio 1949 contro il Portogallo: il match, disputato di fronte ai 60.000 del Luigi Ferraris, terminò con il risultato di 4-1.

Purtroppo, la Sampdoria non riuscì a confermare, nel periodo successivo, il quinto posto del 1949, forse per l'eccessivo galvanizzamento dell'ambiente. A farne le spese fu ache Baldini, che nel 1951 lasciò la Sampdoria per approdare all'altra squadra genovese, il decaduto Genoa, per il quale Baldini giocò in Serie B. La stagione successiva, passò al Como, dove rimase per due anni, prima di tornare nuovamente alla Samp, dove la sua assenza si era fatta decisamente sentire. In questo biennio, lasciò il segno nella prestigiosa vittoria per 5-1 con la Juventus del 30 gennaio 1955. Tornò poi sulle sponde del Lario, dove concluse la carriera nel 1961, all'età di 39 anni.
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MessaggioInviato: Sab Mag 24, 2008 10:36 am    Oggetto:  
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Sergio Brighenti


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1960-1963

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(Modena, 23 settembre 1932) è un ex calciatore e allenatore di calcio italiano.

Carriera
Ha giocato nel ruolo di centravanti. Anche suo fratello maggiore Renato è stato un giocatore di calcio (con 81 reti è il maggior cannoniere di tutti i tempi del Modena), per cui spesso è indicato come Brighenti II

Esordì nella squadra della sua città, il Modena, nel campionato di Serie B 1949-50, disputando una sola gara. Conquistò un posto da titolare l’anno successivo mettendosi in luce per le sue doti di centravanti di manovra, dalle buone dote realizzative anche se con una certa predisposizione al gioco di squadra.

Dopo due buoni campionati cadetti passò all’Inter di Foni conquistando gli scudetti 1952-53 e 1953-54. Rimase a Milano per tre stagioni, senza mai trovare molto spazio, chiuso da un centravanti del calibro di Benito Lorenzi, ma segnando con una certa continuità.

Nel 1955 si trasferì alla Triestina, conquistando la salvezza il primo anno mentre il seguente i giuliani furono retrocessi. Così Brighenti, che già aveva vestito le maglie delle nazionali B e Under 21 ai tempi dell’Inter, passò al Padova di Nereo Rocco. La tattica del catenaccio dell’allenatore triestino trovava in Brighenti l’uomo ideale per l’attacco, un ottimo finalizzatore per i contropiedi padovani che permisero di conquistare il terzo posto nel 1957-58, il settimo nel 1958-59 e il quinto nel 1959-60.

Brighenti, che si stava affermando fra i massimi cannonieri della Serie A, fu anche convocato in nazionale il 6 maggio 1959, realizzando il gol del momentaneo 1-2 contro l’Inghilterra di Bobby Charlton a Wembley, in una partita che gli azzurri poi pareggiarono grazie al gol dell’altro padovano Mariani.

Passato alla Sampdoria nel 1960, diventò capocannoniere della Serie A con 27 reti nel 1960-61 (dopo di lui solo Oliver Bierhoff nel 1997-98 riuscirà a segnare tanto in massima divisione) e si confermò come centravanti titolare della nazionale per qualche partita, realizzando il gol del vantaggio del 2-1 ancora una volta contro gli inglesi, nella gara poi persa per 2-3.

Soppiantato in azzurro dal naturalizzato José Altafini, continuò a giocare nella Sampdoria per altre due stagioni, pur non riuscendo più a ripetersi come bomber. Nel 1963 tornò a Modena dove, nonostante i suoi 10 gol, fu retrocesso in Serie B. Chiuse la carriera con una gara al Torino nel 1964-65.


I numeri
Spesso è riportato negli almanacchi come Brighenti II, in quanto anche suo fratello maggiore ha giocato in Serie A, al Modena.
Ha giocato in carriera 366 gare e segnato 156 reti
In Serie A ha uno score di 311 partite e 136 gol, che lo pone fra i migliori realizzatori di tutti i tempi
In nazionale ha giocato 9 partite, l’ultima delle quali da capitano, segnando 2 reti, entrambe all’Inghilterra. Ha disputato anche 1 partita in nazionale B e 1 in Under 21 siglando una doppietta.
Ha vinto due scudetti con l’Inter, nel 1952-53 e nel 1953-54, con 40 partite e 20 reti in 3 stagioni con i nerazzurri
Alla Trestina ha disputato 54 fare segnando 13 reti
Al Padova è rimasto 3 anni con 91 partite e 50 gol
Con la Sampdoria, oltre al titolo di capocannoniere del 1960-61, ha collezionato 95 partite e 43 reti
Con la squadra della sua città, il Modena, ha iniziato e chiuso praticamente la carriera (escludendo l’unica gara al Torino), giocando in totale 85 partite (30 in A e 55 in B) con 30 gol (10 in A e 20 in B)

Palmarès
Club
Campionato italiano: 2 Inter: 1952/53, 1953/54
Individuale [modifica]
Capocannoniere della Serie A italiana: 1 1960/61 (27 reti)

Onorificenze
Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana
30 settembre 1991. Di iniziativa del Presidente della Repubblica.


La famosa partita dei 6 gol di Sivori
“Quando uno Juve-Inter mi distrusse la carriera”

dal Corriere dello Sport del 21/07/2006
Il ricordo di Brighenti «Quando uno Juve-Inter mi distrusse la carriera» questa è una storia delicata. Molto triste e un pochino strana. E’ cominciata 45 anni fa in un giorno qualunque. Ma a lui fa ancora malissimo. Sergio Brighenti, classe 1932, la vuole raccontare adesso «perché avevo promesso a mio figlio Edoardo di parlare prima di morire. Invece purtroppo è stato lui ad andarsene, due mesi fa in un incidente» . Torniamo indietro, alla fine del campionato 1960/61. Brighenti allora era il centravanti della Sampdoria, il capocannoniere della serie A con 27 gol e il capitano della Nazionale. Praticamente tutto. Ma tutto scorre. In una partita di cui sei spettatore. Se la ricordano i tifosi più anziani. Per un’invasione di campo durante Juve-Inter, con le due squadre che si contendevano lo scudetto, la giustizia sportiva aveva dato lo 0-2 a tavolino ai nerazzurri, salvo poi rimangiarsi la sentenza e ordinare la ripetizione. Una farsa, perché quando la partita effettivamente fu rigiocata, a fine stagione, la Juve era già campione d’Italia. E l’Inter per protesta mandò in campo la Primavera (con Sandro Mazzola). E la Juve vinse 9-1. E Omar Sivori fece 6 gol: l’ultimo al 90’, su rigore. Una partita insignificante per molti, ma non per Brighenti. Che oggi, da pensionato, si sfoga: «Il regolamento prevedeva che l’Inter dovesse perdere 2-0 a tavolino, per aver presentato in campo la Primavera. Invece fu omologato il 9-1 per fare un favore a Sivori, che con 6 gol era riuscito a raggiungere un quoziente-reti migliore del mio. La questione era che, pur avendo segnato due gol meno di me, Omar aveva fatto meno partite. Così, grazie a questo risultato non regolare, vinse tutti i premi individuali d’Europa, incluso il Pallone d’0ro. Sono sicuro che la Juve non volesse danneggiarmi. Non a caso Umberto Agnelli, che non smetterò mai di ringraziare, poi mi regalò una copia con tutti i premi che erano stati assegnati a Omar» . Ma perché non denunciò subito l’accaduto? «Perché non volevo creare scandali, danneggiare il mio club. E invece cosa succede, io e tutti i giocatori della Sampdoria veniamo allontanati dalla Nazionale senza motivo. Da un giorno all’altro. Si disse che c’era un’incompatibilità tecnica con Sivori, ma non era vero niente. La federazione in realtà temeva che tra me e lui pesasse l’episodio di cui parlavo. Mi hanno rovinato la carriera» . Però Sivori è morto e non può difendersi: «Mi dispiace, ma io l’ho invitato più volte a un confronto televisivo. L’ha sempre rifiutato» .
r.m.
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MessaggioInviato: Sab Mag 24, 2008 10:52 am    Oggetto:  
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Ernesto Cucchiaroni

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Attaccante 1958-1963

Ernesto "Tito" Cucchiaroni (Misiones, 16 novembre 1927 – 1969) è stato un ex calciatore argentino.

Carriera
Arrivò in Italia al Milan dal Boca Juniors nel 1956. Passò in rossonero due stagioni, realizzando sette reti in 41 partite; dal 1958 al 1963 Cucchiaroni giocò nella Sampdoria, dove in cinque campionati realizzò quaranta reti.

1958-59 Sampdoria (A) partite giocate 29 gol10
1959-60 Sampdoria (A) partite giocate 32 gol 10
1960-61 Sampdoria (A) partite giocate 29 gol 8
1961-62 Sampdoria (A) partite giocate 27 gol 7
1962-63 Sampdoria (A) partite giocate 21 gol 5

Riguardo a questo giocatore è doveroso citare il gruppo Ultras della Sampdoria, gli "Ultras Tito Cucchiaroni".
Ne hanno fatta di strada gli Ultras Tito Cucchiaroni , da quella stagione 1968/69 in cui un gruppo di giovani tifosi della Sampdoria povera ma bella, appena tornata in serie A per fare il suo mestiere, quello di soffrire per salvarsi, aveva deciso di fondare un gruppo nel segno della passione comune per il blucerchiato. Andare allo stadio insieme, quando ancora i sampdoriani erano in netta minoranza nella stessa Genova, per sventolare con forza la bandiera più bella del mondo. Venivano da Sestri Ponente, zona ad altissima densità blucerchiata, e presero come primo nome, “Ultras Sant’Alberto”.
Questa scelta ha valore storico: sono i sampdoriani, infatti, a rivendicare a ragione il primato assoluto nell’uso del nome che adesso designa un modo peculiare di vivere il rapporto con il calcio. Essere tifoso, infatti è qualcosa di radicalmente diverso da essere Ultras. Quasi subito, i capi sclesero di dedicare il sodalizio a Tito Cucchiaroni, un attaccante argentino arrivato trentunenne dal Milan nel 1958 e subito presentatosi con una doppietta vincente nel derby del 16 novembre. Non è casuale l’indicazione “Tito”: rappresentò anche e soprattutto il simbolo di quella Genova che, a poco più di vent’anni dalla fondazione della Sampdoria, voleva rovesciare i canoni della supremazia calcistica cittadina. Non a caso in città si sparse la voce, assai romanzata, che il nome del gruppo nascondesse un acrostico garibaldino: “Uniti Legneremo Tutti i Rossoblu A Sangue”.
Più tardi, alla morte di Paolo Mantovani, come segno di altissimo onore gli Ultras decisero di aggiungere alla denominazione storica anche i connotati onomastici del grande presidente; ma questa duplice intitolazione nell'uso comune è assai poco praticata. La storia degli Ultras Tito è fatta di persone, di volti, di vicende. Di grandi trasferte di massa, una delle prime a Torino in treno speciale per la leggendaria partita salvezza del 20 maggio 1973. Ma sono gli stessi Ultras a preferire di dissolvere identità individuali, pure note e riconoscibilissime anche a distanza di anni dai primordi, nell'epopea collettiva che è uno dei valori fondativi del gruppo. Gli Ultras, come tutti gli altri sodalizi di base, hanno un patrimonio ideale e un codice d'onore, consolidato nel tempo di battaglia in battaglia. Nei confronti delle tifoserie avversarie, compresa quella concittadina, anche l'ostilità aperta è sempre stata interpretata con lealtà e rispetto.
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Azeglio Vicini

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OMRI (Cesena, 20 marzo 1933) è un ex calciatore e allenatore di calcio italiano.

Carriera da giocatore
Nei primi anni di carriera si mette in luce da calciatore contribuendo alla promozione in massima serie del Lanerossi Vicenza, chiusa la carriera ha intrapreso quella dell'allenatore.
Alla Sampdoria dal 1956 al 1963 con 191 presenze e 6 goal.

Carriera da allenatore
La sua prima esperienza è sulla panchina del Brescia, nel campionato 1967-68, e si concluderà con la retrocessione delle rondinelle in serie B.

Già nel 1968 entra a far parte del settore tecnico della nazionale, a soli 35 anni. Il primo incarico di una certa rilevanza è però la guida della nazionale Under-23, affidatagli nella stagione 1975-76 con cui disputa il campionato europeo di categoria.

Dall'anno successivo gli è affidata l'Under-21 (dopo che la UEFA ha riservato il campionato europeo giovanile a tali nazionali), incarico che porterà avanti per ben 10 anni. Ai campionati europei Under-21 ottiene tre volte la qualificazione ai quarti di finale (1978, 1980 e 1982), arrivando alla semifinale nel 1984.

Dopo i mondiali del 1986 ha sostituito Enzo Bearzot alla guida della nazionale maggiore, esordiendo sulla panchina azzurra l'8 ottobre 1986 contro la Grecia, due giorni prima della sconfitta della "sua" Under 21 (poi guidata da Cesare Maldini, Marco Tardelli e Claudio Gentile) nella finale europea.

Alla guida della nazionale ha lanciato fin dalla sua prima partita giocatori destinati a diventarne cardini della sua gestione, come Walter Zenga e Roberto Donadoni.

Gli è affidato il gravoso compito di guidare la nazionale ai mondiali di Italia '90: la nazionale ha raggiunto la semifinale, sconfitta però dall'Argentina ai calci di rigore, agguantando poi il terzo posto.

Vicini è rimasto commissario tecnico della nazionale fino al 1991, quando ha fallito la conquista di un posto per gli Europei del 1992 ed è stato sostituito da Arrigo Sacchi.

Ha poi allenato per brevi periodi Cesena e Udinese, nel 1995-96 è stato consigliere tecnico del Brescia, prima di assumere la presidenza della Associazione Italiana Allenatori Calcio.

Onorificenze
Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana - nastrino per uniforme ordinaria

Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana
— 30 settembre 1991. Di iniziativa del Presidente della Repubblica.[1]


Note
Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana Sig. Azeglio Vicini


Nazionale italiana · Campionato d’Europa UEFA 1988 CT: Vicini

Nazionale italiana · Coppa del Mondo FIFA 1990 CT: Vicini

Commissari Tecnici della Nazionale italiana di calcio 1986-1991
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Mario Frustalupi

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Centrocampista
1962-'70


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(Orvieto, TR, 12 settembre 1942 - San Salvatore Monferrato, AL, 14 aprile 1990) è stato un calciatore italiano di ruolo centrocampista.

Centrocampista di notevole talento ha vinto due scudetti: l'undicesimo scudetto dell'Inter nel campionato 1970-71 e il primo scudetto della Lazio allenata da Tommaso Maestrelli nel 1973-74 .

Giocatore di classe, che utilizzava indifferentemente il destro e il sinistro, fu in parte penalizzato dal fisico esile, che gli precluse le giovanili del Milan; arrivò invece alla Sampdoria, dove esordì in serie A il 5 maggio 1963, a diciotto anni segnando un goal nella partita persa con il Torino per 4-2.

Con la Sampdoria giocò otto campionati, di cui uno nel campionato cadetto, totalizzando 165 presenze e 22 goal in serie A e 38 presenze ed un goal in serie B. (Militò anchenelle giovanili della Sampdoria 1960-'61)

Nel 1970 arrivò all'Inter per sostituire Luis Suarez. A Milano rimase due stagioni, ma il ruolo di titolare gli fu precluso dal tecnico Giovanni Invernizzi; giocò comunque la Coppa dei Campioni, al posto di Mario Corso, arrivando sino alla finale, persa con l'Ajax, allo stadio di Rotterdam (2-0), nel 1972.

L'anno successivo fu ceduto alla Lazio, in cambio di Massa ed un conguaglio in denaro. Gli inizi nella società biancazzurra non furono dei più agevoli; celebri furono infatti i suoi litigi con Giorgio Chinaglia. Fu comunque uno degli artefici del primo scudetto laziale, giocando tutte le partite e guidando la squadra come regista.

Nel 1975 approdò al Cesena, portando la squadra romagnola al migliore piazzamento di sempre; il sesto posto e la qualificazione in Coppa UEFA.

Nell'ottobre 1977, a campionato ormai iniziato, fu ceduto alla Pistoiese, dove terminò la sua carriera calcistica, non prima di avere portato gli arancioni, per la prima volta nella loro storia, in serie A nel 1980; Frustalupi aveva, ormai, 39 anni quando con la squadra toscana giocò il suo ultimo campionato nella massima serie.

Smessi i panni del calciatore, collaborò con la Pistoiese per la quale fu direttore sportivo; fu lui a scoprire Ruben Sosa e a portarlo in Italia.

Frustalupi perse la vita nell'aprile 1990, in un incidente stradale nei pressi di San Salvatore Monferrato sull'Autostrada A26, mentre stava raggiungendo con la sua Volkswagen Golf la famiglia in vacanza sul Monte Cervino.

Palmares
2 scudetti: Inter1971, Lazio 1974

Note
Alla Lazio legò molto con Luciano Re Cecconi e Luigi Martini; è stato Martini (tra l'altro di idee politiche del tutto opposte a quelle di Frustalupi) a dire:Lui era il genio, noi la sregolatezza.

Note sono state le sue simpatie politiche per il Partito Socialista Italiano.

Di Frustalupi giocatore, Gianni Brera disse che era un "nano sapiente".

Amante della cultura beat, era solito sfoggiare, nel pieno degli Anni '70, capelli e basette lunghi, stivaletti col tacco, mai abiti formali.
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Giancarlo Salvi

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25 novembre 1973 genoa-Sampdoria 0-2
Centrocampista 1963/1964 1965/1976

(Dego, 23 febbraio 1945) è un ex calciatore italiano che ha giocato come centrocampista.

Biografia
Iniziò la carriera con la maglia della Sampdoria, esordendo in Serie A il 15 settembre 1963. Dopo una discreta stagione in maglia blucerchiata, passò per un anno al Milan, con cui però disputò solamente due partite di campionato.

Tornato quindi nel 1965 alla Sampdoria, vi rimase 11 anni, diventando un punto di forza ed un'autentica bandiera della formazione genovese. Dopo la retrocessione in Serie B del 1965-66 e la successiva promozione, in massima Serie i blucerchiati riuscirono sempre a strappare una salvezza più o meno sofferta, in particolare nel 1973-74, quando la squadra fu ripescata, senza mai ottenere piazzamenti oltre il nono posto del 1972.

Dopo aver perso il posto da titolare nell'ultimo campionato, Salvi lasciò Genova nel 1976 dopo 231 partite di massima divisione per accasarsi al Lanerossi Vicenza fra i cadetti.
Con i biancorossi visse una seconda giovinezza, prima conquistando la promozione, poi uno straordinario secondo posto. Tuttavia il terzo anno, il 1978-79, vide la retrocessione dei berici in B.

A 34 anni Salvi si ritirò dal calcio giocato ed entrò nei quadri dirigenziali del Vicenza, mentre intraprese la carriera imprenditoriale in società con l’ex compagno biancorosso Paolo Rossi.

Da direttore sportivo del Vicenza fu coinvolto nel 1986 nello scandalo del calcio scommesse e fu squalificato per tre anni.

Alla Sampdoria:
- 1963/1964 con 22 presenze e 4 goal segnati
- 1965/1976 con 269 e 47 goal segnati


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25 novembre 1973: Genoa-Samp 0-2
Partita a record d’incasso, conquistato un’ora e mezza prima del fischio d’inizio. E non c’è da stupirsi: la stracittadina nella massima serie manca da otto anni. Il Genoa è allenato da Arturo Silvestri, la Samp ha in panchina Guido Vincenti. Si decide tutto nel primo tempo: al 19° Marco Rossinelli si concede un colpo di tacco smarcante per pescare Giancarlo Salvi libero.
Il compagno riceve palla e con una poderosa rovesciata spedisce nel “sette”. Prima della fine del tempo, Maraschi arriva tutto solo davanti al portiere. Ma il rossoblu Claudio Maselli, tentando di anticiparlo, spedisce invece in porta.

Genoa -Sampdoria 0 - 2. Reti: 19’ Salvi 35’ Maselli (a)
Genoa: Spalazzi, Maggioni, Busi (46’Perotti), Maselli, Rosato, Garbarini, Corradi, Bittolo, Bordon, Simoni, Corso. Allenatore: Silvestri.
Sampdoria: Cacciatori, Santin, Rossinelli, Lodetti, Prini, Lippi, Badiani, Boni, Maraschi, Salvi, Petrini. Allenatore: Vincenzi.
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Roberto Vieri

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Attaccante 1966/69

detto Bob (Prato, 14 febbraio 1946) è un ex calciatore italiano che ricopriva il ruolo di attaccante.

Carriera
Dopo aver iniziato nelle giovanili della Fiorentina, nel 1964-1965 gioca 24 partite nel Prato in serie C1 segnando 11 goal e ponendosi all'attenzione dei dirigenti sampdoriani che devono allestire una squadra in grado di risalire prontamente nella massima serie.

Nel 1966-1967 Roberto Vieri disputa 32 partite segnando 5 goal con la maglia blucerchiata ed è uno dei protagonisti del campionato record della Sampdoria. L'anno successivo Vieri esordisce in serie A disputando 25 partite e segnando 6 reti.

La terza stagione in blucerchiato la disputa nel 1968-1969 giocando 27 partite e segnando 5 goal.
A quel punto si pone all'attenzione di tutti e la Juventus lo acquista nella stagione 1969-1970, insieme allo stopper Francesco Morini, dando ai liguri il giovane Romeo Benetti e un conguaglio di ben 800 milioni, cifra record per il calcio di allora.

Nel 1970-1971 Vieri passa alla Roma e nel 1972-1973 è al Bologna dove gioca con una certa continuità per 2 stagioni (14 e 18 partite), poi cade nel dimenticatoio dei tecnici emiliani, ma decide di restare in forza alla società felsinea fino al 1976-1977.

Nel gennaio del 1977 decide di tentare l'avventura in Australia, per la precisione al Club Marconi di Sydney. Rientra nel gennaio del 1981 al Prato in C1, giocando tuttavia solo 4 partite e segnando 1 goal. Chiude la carriera al Marconi di Sidney nel 1982 giocando ancora 21 incontri con 1 goal.

Roberto Vieri è uno dei tanti prototipi del "genio e sregolatezza" legati al calcio: un giocatore di classe e invenzioni, ma poca costanza e scarsa applicazione. Nel periodo sampdoriano, dal 1967 al 1969, ha anche giocato 5 partite con la Nazionale B, segnando una rete.

Curiosità
I suoi due figli Christian (detto Bobo) e Massimiliano (detto Max) sono entrambi calciatori professionisti. Il primo è stato nazionale italiano, il secondo australiano.
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Massimo Cacciatori

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Portiere 1972-1978

(Ascoli Piceno, 4 maggio 1951) è un allenatore di calcio e ex calciatore italiano.

Carriera
Cresciuto nel Del Duca Ascoli. Iniziò la carriera come riserva nelle file dell’Inter, con una parentesi nel Cagliari del vittorioso campionato del 1969/70. Nel 1972 fu acquistato dalla Sampdoria, squadra con la quale esordì in serie A (Palermo-Sampdoria 0-0) nel campionato 1972/73. Dopo sei campionati ad un ottimo livello con i blucerchiati, il patron Umberto Lenzini della Lazio decide di portarlo a Roma alla squadra biancoceleste per sostituire Claudio Garella, portiere ancora acerbo, che non era riuscito a far dimenticare il grande portiere scudettato Felice Pulici, a causa di frequenti papere (coniate da tifosi come “garellate”), ma che in seguito si sarebbe rivelato il portierone pluriscudettato del Hellas Verona e del A. C. Napoli. Assieme a Cacciatori, arrivò come secondo portiere dal Modena, Bruno Fantini, in sostituzione dell’insicuro Giuseppe Avagliano. Cacciatori fu così titolare della Lazio per i Campionati 1978/79 e 1979/80, contraddistinguendosi per la grande reattività tra i pali e, nonostante la non eccelsa altezza, le uscite alte fino al limite dell’area. Vestiva maglie da portiere di colore appariscenti: i preferiti il rosso e il verde, talvolta giallo. L’episodio calcistico più curioso e sfortunato di quel primo anno con la Lazio fu il rigore decisivo fattosi parare dal portiere Frison nei quarti di finale di Coppa Italia con il Palermo (9 maggio 1979, 5-4 per il Palermo d.t.s.; Cacciatori fu spinto a tirare quel rigore in quanto invocato dalla Curva Nord per aver neutralizzato allo stesso portiere palermitano un calcio di rigore durante i tempi supplementari. Ma si ricorda anche un rigore parato, l'anno seguente, allo specialista Casarsa in un Perugia-Lazio 0-0 del 3 febbraio 1980.

Mentre la stagione calcistica 1979/80 stava per terminare, rimane coinvolto nel famoso scandalo cosiddetto del “calcio scommesse” del 1980. In una piovosa domenica, il 23 marzo 1980, al termine di Pescara-Lazio in un maxi-blitz della Guardia di Finanza Massimo Cacciatori viene arrestato, prelevato da un cellulare direttamente allo stadio, assieme ai compagni di squadra (Giuseppe Wilson, Bruno Giordano e Lionello Manfredonia). In quello scandalo sono coinvolti anche il presidente del Milan Felice Colombo ed i rossoneri Enrico Albertosi e Giorgio Morini, ed altri calciatori di Perugia, Palermo e Genoa. Coinvolti in questo giro di risultati addomesticati, anche Ciccio Cordova, Giuseppe Savoldi, Oscar Damiani e Paolo Rossi. L’accusa per tutti è di truffa ai danni degli scommettitori del Totocalcio. Lazio e Milan vengono retrocesse in serie B, Cacciatori viene in un primo momento radiato, poi la pena è ridotta a cinque anni di squalifica, infine viene graziato dopo la vittoria dell’Italia ai mondiali del 1982. Così con la Lazio ancora in B, durante la stagione vittoriosa del 1982/83, Cacciatori è reintegrato nella rosa, e per volontà del nuovo presidente Giorgio Chinaglia, è di nuovo titolare all’avvio della stagione in serie A, 1983/84. A 32 anni per il portiere ascolano si riapre una carriera che sembrava definitivamente spezzata. L’inizio del campionato 1983/84 è per Cacciatori eccellente, e nonostante le continue sconfitte che portano subito la squadra biancoceleste dei campioni Laudrup, Giordano, Manfredonia, Batista, D'Amico, a lottare per la retrocessione, il portiere ascolano è sempre tra i migliori in campo. L’8 gennaio 1984, dopo l’incontro Lazio-Pisa, in cui nostante alcune parate decisive del portiere biancoceleste, la squadra capitolina uscì sconfitta per 0-1, Cacciatori si infortuna e viene sostituito da Nando Orsi. L’alto rendimento di quest’ultimo nelle successive partite e il contemporaneo risollevarsi della Lazio dalla zona retrocessione, inducono il Mister Giancarlo Morrone a non utilizzare il portiere ascolano. La stagione termina così con un malinconico ingresso in campo all’88° minuto dell’ultima partita di campionato a Pisa: la Lazio in vantaggio per 2 a 1, e con quel risultato salva, due minuti dopo l'entrata di Cacciatori, al 90°: il gol di Mariani. Nonostante il pareggio la Lazio comunque è salva al 13° posto, ultima delle non retrocesse.

Nella successiva stagione della retrocessione in serie B, il portierone biancazzurro resta in panchina tutto l'anno.

In quei mesi, relegato a riserva, Cacciatori continua però a sprigionare la sua energia. Al termine degli allenamenti al campo Tommaso Maestrelli a Tor di Quinto delizia i tifosi rimasti dietro la rete, sfidando gli attaccanti della sua squadra (in particolare Giordano, Garlini, D’Amico e Batista) a fargli gol mentre lui con le mani bloccate dietro la schiena poteva parare solo con la testa. Queste sue doti acrobatiche si rivelavano anche nelle partitelle di allenamento, quando abbandona sempre più di frequente i pali per esibirsi nel ruolo di attaccante con funambolici gol di testa. Tanto che si racconta che il mago Juan Carlos Lorenzo (allenatore in quella sfortunata stagione 1984/85 tra la 3a e la 21a di campionato) a causa dei molteplici infortuni sia ad un certo punto pronto a schierarlo in attacco. Unico episodio degno di nota di quella stagione rimane lo scavalcamento della rete durante un allenamento nella settimana del derby con la Roma per venire a ragioni con un tifoso.

Termina la sua carriera agonistica in Serie C2 con il Gubbio, squadra con la quale il 16 aprile del 1988 batte 4-1 la Ternana dell’ex compagno di squadra Vincenzo D’Amico, in un incontro caratterizzato da un memorabile duello personale tra i due, con il portiere ascolano che capitola solo su rigore tirato proprio da D’Amico al 77° minuto.

Al termine della sua carriera agonistica Cacciatori ha conseguito il patentino di Allenatore di I° Categoria. Ha allenato Ascoli, Ancona, Gualdo, Teramo e Campobasso.

Dal 2001 è docente di "tecnica del portiere" alla Scuola Allenatori F.I.G.C. di Coverciano. Nel 2004 ha scritto un libro di testo per il suddetto corso: "Il portiere moderno: preparazione fisica, tecnica e tattica con programma generale di lavoro" (Lìbrati Editrice - Con illustrazioni di Emidio Giovannozzi).
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MessaggioInviato: Sab Mag 24, 2008 3:25 pm    Oggetto:  
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Domenico Arnuzzo

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Difensore

E' stato Amministratore delegato e Direttore Sportivo della Sampdoria:
Serie B 2001/2002 Sampdoria
Serie B 2000/2001 Sampdoria
Serie A 1998/1999 Sampdoria
Serie A 1997/1998 Sampdoria

Coppa Italia 2002/2003 Sampdoria
Coppa Italia 2001/2002 Sampdoria
Coppa Italia 2000/2001 Sampdoria

All'inizio della stagione 1973-74 ci fu un cambio ai vertici della società blucerchiata, la cui proprietà passò dall'avvocato Mario Colantuoni a Giulio Rolandi il quale decise di affidare la panchina all'esordiente Guido Vincenzi.

A causa di un organico debole e della penalizzazione di tre punti inflitta dalla giustizia sportiva, la squadra si classificò penultima al termine del campionato retrocedendo in serie cadetta. Tuttavia durante l'estate la squadra fu riammessa di diritto alla Serie A dopo che il Verona e il Foggia furono retrocesse d'ufficio in serie B per un presunto illecito.
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Marcello Lippi

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Giocatore: 1969-1970-1980
Allenatore: 1982/85


Marcello Romeo Lippi (Viareggio, 12 aprile 1948) è un ex calciatore e allenatore di calcio italiano. Ex commissario tecnico della Nazionale italiana, la condusse alla vittoria del titolo di Campione del mondo ai Mondiali di calcio di Germania 2006, diventando così l'unico allenatore al mondo vincitore della Coppa del Mondo per nazioni (2006) e per club (1996).

Carriera
Calciatore
La sua carriera di giocatore inizia nel 1969; ha militato nel Savona, nella Sampdoria e nella Pistoiese ricoprendo a buon livello il ruolo di libero. Nel 1972 durante la partita Sampdoria - Torino respinge ampiamente dietro la linea di porta un tiro di Aldo Agroppi, ma il goal non viene convalidato per un errore arbitrale: la rete avrebbe sancito la vittoria (e scudetto) al Torino.

Allenatore
La carriera di allenatore inizia nel 1982, nella squadra giovanile della Sampdoria. La prima squadra tra i professionisti è invece il Pontedera in C2. L'anno successivo allenò il Siena in serie C1 e fu esonerato a seguito di una sommossa popolare con tanto di pubblica umiliazione: una macchia per lui e per l'AC.Siena.

Poco a poco sale di categoria, fino all'approdo alla Serie A nel 1989 alla guida dell'A.C. Cesena. Allena poi la Lucchese e l'Atalanta. Viene quindi ingaggiato dal Napoli, prima società blasonata , e con una squadra giovane si mette in luce, raggiungendo il sesto posto in classifica e centrando così la sua prima qualificazione alla Coppa UEFA.

La Juventus
Nel 1994, con l'arrivo di Luciano Moggi, Lippi diventa allenatore della Juventus. Il cambio di dirigenza della squadra bianconera porta in quell'anno alla cessione di molti giocatori di fama, per motivi di bilancio. Pochi credono nella possibilità di vincere qualcosa e invece la squadra si laurea Campione d'Italia per la ventitreesima volta, riportando lo scudetto a Torino dopo 9 anni.

È l'inizio di un quinquennio ricco di soddisfazioni che si conclude con tre Scudetti, una Coppa Italia, due Supercoppa italiana, una Coppa dei Campioni, una Supercoppa europea, una Coppa Intercontinentale, una finale di Coppa UEFA, persa contro il Parma nel 1995, e due di Champions League, perse per 3-1 contro il Borussia Dortmund nel 1997 e per 1-0 contro il Real Madrid nel 1998.

La parentesi nerazzurra
Dopo 5 stagioni alla Juventus, Lippi passa all'Inter, dove non riesce a replicare i successi ottenuti in bianconero. Trova ostile l'ambiente nerazzurro, abituato a considerarlo un avversario, e alla fine della prima stagione chiede la risoluzione del contratto al presidente Moratti. Questi rifiuta, ma esonera l'allenatore dopo la prima partita di campionato della stagione successiva contro la Reggina persa 2-1.

Il ritorno a Torino
Nell'estate del 2001 Lippi torna sulla panchina della Juventus, dove resta per 3 stagioni vincendo 2 Scudetti e 2 Supercoppe Italiane. Raggiunge anche una Finale di Coppa Campioni (la quarta della sua carriera), persa ai rigori contro il Milan per 3-2.

C.T. della Nazionale
Il 16 luglio 2004 viene nominato Commissario Tecnico della Nazionale italiana. Inizia un cammino di qualificazione e porta la selezione azzurra ai Campionati del Mondo FIFA 2006 in Germania e nel torneo iridato ha portato la nazionale alla vittoria della Coppa del Mondo il 9 luglio. Durante il periodo Pre-Mondiale scoppia lo scandalo Calciopoli in cui Lippi viene chiamato in causa in quanto suo figlio faceva parte della GEA nei periodi incriminati e, per questo motivo, una serie di personaggi tra cui Beppe Grillo, i quotidiani L'Unità, Il manifesto, La Padania e membri politici di DS, PRC, PdCI, Verdi e Lega Nord, polemizzarono chiedendo l'allontanamento del CT insieme a Gianluigi Buffon e Fabio Cannavaro e incitarono la popolazione italiana a boicottare le gare della Nazionale oppure a tifarle contro.

Ritenendo poi esaurita la sua esperienza come CT lascia la Nazionale il 12 luglio 2006.

L'11 dicembre 2006, a seguito del successo conquistato dalla squadra azzurra ai recenti Mondiali di Germania 2006 è stata conferita a Marcello Lippi, la "Speciale Panchina d'oro" (a Cesare Prandelli è stato assegnato il premio "Panchina d'oro" 2005-06). Nel luglio 2007 viene ingaggiato dall'emittente satellitare Sky per commentare la Champions League 2007.

Articolo su Wikinotizie: Marcello Lippi lascia la Nazionale Il 12 luglio 2006 ha annunciato la sua volontà di non rinnovare il contratto con la FIGC, ritenendo esaurito il suo ruolo alla guida della Nazionale.

Molti tifosi tedeschi del Bayern Monaco lo vedono come possibile successore di Ottmar Hitzfeld, che a fine Stagione andrà ad allenare la Svizzera, ma non c'è nulla di concreto. Certo è che a Luca Toni, che in Nazionale ha esordito con Lippi, non dispiacerebbe vederlo in Baviera.

Rapporti difficili con due calciatori
Nel libro Una porta nel cielo (Limina Edizioni, ISBN 88-88551-92-1) Roberto Baggio ha più volte espresso di essere stato trattato male ed ingiustamente da Marcello Lippi:

«Era un caudillo, ostentava una conduzione militaresca dello spogliatoio. Contro di me, ha usato tutto il potere di cui era in possesso, nella speranza di annientarmi [...] un attacco dopo l'altro, senza tregua, uno stillicidio»

Al di là delle opinioni personali è un dato di fatto che Roberto Baggio, nonostante le prestazioni all'altezza del suo talento venisse schierato con il contagocce in campo e spesso utilizzato come riserva da far entrare in campo a pochi minuti dalla fine. Celebre l'episodio, raccontato nel libro, in cui, durante una partitella al ritiro dell'Inter nella stagione 1999/2000, Baggio fa un lancio smarcante di quaranta metri per Vieri, questi segna, si gira e applaude insieme a Panucci il bel lancio di Baggio. Lippi urla:

«Vieri, Panucci, ma che cazzo fate? Credete di essere a teatro? Non siamo qui per farci i complimenti a vicenda, siamo qui per lavorare!»


Probabilmente i problemi risalgono alla stagione 1994/95 quando Baggio iniziò a giocare di meno per via della concorrenza dell'allora giovanissimo Alessandro Del Piero, che Lippi inseriva con frequenza in vista delle stagioni successive. Ancora più probabile sembra essere un'altra ipotesi: durante una delle loro prime esperienze lavorative assieme, Baggio e Lippi ebbero modo di scontrarsi perché l'allenatore chiese al suo atleta di "spiare" certi comportamenti (presumibilmente dentro e fuori lo spogliatoio) dei compagni di squadra e a tale richiesta l'altro si oppose. Da qui, l'attrito e i ricatti di Marcello Lippi nei confronti di Roberto Baggio.

Anche con Christian Panucci, del resto, i rapporti non sono mai stati buoni. Con il terzino destro i problemi risalgono ai tempi dell'Inter quando il giocatore rifiutò l'ingresso in campo durante una partita di campionato. Lippi, una volta diventato commissario tecnico della nazionale, non l'ha mai preso in considerazione per i Mondiali del 2006, nonostante venisse considerato dalla maggior parte dei giornalisti la migliore soluzione nel suo ruolo. Lo stesso giocatore chiamò in causa il palermitano Cristian Zaccardo, anche lui difensore laterale destro e titolare in Nazionale: Panucci disse chiaramente di non considerarlo a lui superiore.

È particolare il fatto che anche Arrigo Sacchi, che Lippi stima, coltivasse gli stessi attriti con i due calciatori.

Oggi
Attualmente è opinionista televisivo di Sky.

Onorificenze
Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana
12 dicembre 2006. Di iniziativa del Presidente della Repubblica.

Palmarès allenatore
Campionato del mondo: 1 Italia (campionato del mondo 2006)
Campionati italiani: 5 Juventus (1994/95, 1996/97, 1997/98, 2001/02, 2002/03)
Coppe Italia: 1 Juventus (1994/95)
Supercoppe d’Italia: 4 Juventus (1995, 1997, 2002, 2003)
Champions’ League: 1 Juventus (1995/96)
Supercoppe d’Europa: 1 Juventus (1996)
Coppe Intercontinentali: 1 Juventus (1996)

Titoli individuali
Oscar del calcio: 3 Migliore allenatore: 1997, 1998, 2003
Sportivo più 1996
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MessaggioInviato: Sab Mag 24, 2008 3:34 pm    Oggetto:  
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Alessandro Scanziani

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1981-1986

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Alessandro Scanziani (Verano Brianza, 23 marzo 1953) è un ex calciatore e attualmente un allenatore di calcio.

Centrocampista dotato di un certo estro, ha militato nelle seguenti squadre: Como, Inter, Ascoli, Sampdoria e Genoa. Nelle sue due stagioni in nerazzurro (dal 1977 al 1979) ha collezionato 46 presenze in campionato segnando otto gol e vincendo (nel 1978) la Coppa Italia.

Come allenatore è stato tra l'altro al Como, al Lecco (dove ha sostituito l'attuale commissario tecnico della Nazionale Roberto Donadoni) e alla Spal.

Ha anche fatto politica (come consigliere comunale a Verano) ed è stato a più riprese commentatore di partite per Mediaset.


Si "macchiò" del passaggio al genoa...ma è stato un grande!
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Ivano Bordon

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Portiere 1983-1986

(Marghera, 13 aprile 1951) è un ex calciatore italiano che ricopriva il ruolo di portiere.


Nella squadra di club
Muove i primi passi nella squadra locale della sua città natale, la Juventina Marghera (oggi non più esistente e che attualmente si chiama Calcio Marghera) per poi passare nel 1970 nelle file dell'Inter, con cui ha giocato per 12 stagioni (dal 1970/1971 al 1982/1983) per un totale di 382 partite di cui 281 in campionato. Ha vinto anche 2 edizioni della Coppa Italia (1977/1978 e 1981/1982) due scudetti (1970/71 e 1979/1980). Dopo di che ha militato per tre anni nelle file della Sampdoria, dal 1983/1984 al 1985/1986, sempre in Serie A, per poi chiudere la carriera militando nel Brescia in Serie B nelle due stagioni successive, e ritirandosi dall'attività agonistica nel 1989.


In nazionale

Bordon ha giocato 21 partite con la maglia della Nazionale. Lo si ricorda anche per essere stato il vice di Dino Zoff al Mondiale vinto nel 1982. Dal 2004 fa parte dello staff tecnico della Nazionale, nel ruolo di preparatore dei portieri. Ha ricoperto lo stesso ruolo anche alla Juventus e all'Inter allenate da Marcello Lippi. L'11 dicembre 2006, come riconoscimento per il ruolo svolto da allenatore dei portieri della Nazionale italiana che ha vinto i Mondiali di Germania 2006, ha ricevuto dalla FIGC uno speciale premio Panchina d'Oro.

Coppa Italia: 2 Inter 1977/78-1981/82

Scudetto: 1 Inter 1979/80


Nazionale italiana • Campionato d’Europa UEFA 1980

1 Zoff • 2 F. Baresi (II) • 3 G. Baresi (I) • 4 Bellugi • 5 Cabrini • 6 Collovati • 7 Gentile • 8 A. Maldera • 9 Scirea • 10 Antognoni • 11 Benetti • 12 I. Bordon • 13 Buriani • 14 Oriali • 15 Tardelli • 16 Zaccarelli • 17 Altobelli • 18 Bettega • 19 Causio • 20 Graziani • 21 Pruzzo • 22 Galli • CT: Bearzot
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Luca Pellegrini

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Difensore 1981-1991

(Varese, 24 marzo 1963) è un ex calciatore italiano, che ha giocato nel ruolo di difensore.

A Genova viene ancora oggi considerato " Il Capitano". Ha giocato nella grande Sampdoria di Paolo Mantovani dal 1981 fino alla stagione 1990-1991 anno in cui con Mancini, Vialli e Cerezo fece vincere lo scudetto alla Sampdoria.

A fine stagione, venne "sacrificato" per esigenze di bilancio e ceduto all'Hellas Verona.

Ha concluso la carriera in Serie A con il Torino nella stagione 1994-1995, dopo aver vestito la maglia del Ravenna nella stagione 1993-1994 in Serie B.

Attualmente lavora come opinionista a Primocanale e commenta alcune partite della Sampdoria per La7 Cartapiù.

Recentemente ha disputato una partita amichevole in onore del figlio di Francesca Mantovani, Nicolò che ha compiuto 18 anni l'anno scorso.

In quella occasione è tornato a vestire la maglia della Samp e a calcare il terreno del campo Mugnaini di Bogliasco.

In questa occasione si sono nuovamente riuniti sul campo quasi tutti i giocatori dell'anno dello scudetto a testimonianza del grande amore che ancora oggi lega questi calciatori nel ricordo di Paolo Mantovani.

Palmarès
Competizioni nazionali
Campionato italiano: 1 Sampdoria: 1990/1991

Coppa Italia: 3 Sampdoria: 1984/1985, 1987/1988, 1988/1989

Supercoppa italiana: 1 Sampdoria: 1991

Competizioni internazionali
Coppa delle Coppe: 1 Sampdoria: 1989/1990

Luca Pellegrini


Ultima modifica di Homer il Dom Mag 25, 2008 4:33 pm, modificato 2 volte in totale
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Moreno Mannini

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Terzino destro 1984-1999
Dopo la classica "gavetta" in provincia, a Forlì ed Imola, Mannini, non ancora ventenne, viene acquistato dal Como, dove ben presto fa valere le sue qualità come terzino destro e diventa, nel giro di pochi mesi, titolare inamovibile della squadra lariana, allora in serie B. Nel 1984 suscita l'interesse di parecchie società di serie A e se lo aggiudica la Sampdoria, grazie ai legami fra l'allora presidente Mantovani e il presidente comasco, dovuti al precedente affare Vierchowod.

Mannini diventerà una delle bandiere della società blucerchiata, giocando in ben 15 delle 17 stagioni in cui la Samp targata Mantovani gioca in serie A. Dopo alcuni anni bui dovuti a fastidiosi infortuni muscolari, Mannini vive i momenti di gloria della sua squadra come protagonista: è titolare nella finale vinta di Coppa delle Coppe e, nel 1991, segna una rete (poi decisiva nella corsa-scudetto) contro il Lecce.

Dopo il passaggio del testimone alla presidenza blucerchiata di Mantovani al figlio Enrico, Mannini e Mancini diventano il nocciolo duro della squadra, fino a quando Mancini viene ceduto alla Lazio nel 1997. Mannini, al contrario, resta e firma un contratto triennale: tuttavia, dopo due anni, causa la retrocessione in B e le furiose liti con l'allenatore Spalletti, rinuncia all'ingaggio rimanente e si ritira, con un totale di 377 presenze in blucerchiato, secondo solo a Roberto Mancini.


In Nazionale Mannini non va al di là di qualche sporadica presenza, chiuso da Bergomi prima e da Benarrivo poi.

Stile di gioco
Mannini è un terzino destro che interpreta il suo ruolo in chiave "moderna": non resta spesso in difesa durante le azioni offensive della squadra, ma anzi si propone spesso in avanti a supportare l'azione e a soffocare possibili ripartenze sulla fascia di suo dominio. Logico che le sue poche presenze in Nazionale le abbia raccolte con Sacchi come commissario tecnico, visto che questi predicava un tale modo di giocare.

Con questo costante movimento Mannini è sì a costante rischio di infortuni (salta praticamente l'intera stagione 1988-89), ma riesce a segnare alcune reti (15 in campionato in carriera), fra cui quella di Pisa e due spettacolari pallonetti, contro il Lecce nella stagione dello scudetto e contro la Roma qualche anno prima.

Moreno Mannini


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